«Da zero al 10% dei dipendenti coinvolti nel programma di volontariato con JA». È con orgoglio che Andrea Gombac, Director Customer Service and Corporate Social Responsibility di Ricoh Italia, ci racconta l’impegno nel promuovere la Responsabilità Sociale d’Impresa nella sua azienda a fianco di JA Italia. «Un modo concreto ed efficace per favorire la diffusione della competenza imprenditoriale tra i giovani, coinvolgendo in questo processo anche le nostre persone».

La CSR in Ricoh è ormai una prassi consolidata a livello globale, tanto che è valsa all’azienda per il settimo anno consecutivo il riconoscimento come “World’s Most Ethical Company”. In Italia, dopo soli 2 anni di partnership con JA, Andrea Gombac si aggiudica il premio di “Volontario dell’anno 2015”.

Come hai conosciuto Junior Achievement?

«Come spesso succede, è stato un mix tra coincidenze, sensibilità verso il tema, conoscenze comuni.

Due anni fa, quando ho iniziato a lavorare in Ricoh Italia e, tra le varie responsabilità che stavo assumendo, vi era anche quella della CSR, sono entrato in contatto per la prima volta con il mondo di JA. Vi era già un canale aperto con Ricoh Europe e, nello stesso periodo, ho conosciuto Eliana Baruffi di ABB, prima ancora che diventasse Presidente di JA Italia, che mi ha trasferito la sua passione per questa realtà. Da lì, la scelta di lavorare insieme a una piccola sperimentazione interna: abbiamo, così, organizzato presso la nostra sede di Vimodrone il primo “Ricoh Innovation & Creativity Camp”. Un’ottantina di giovani tra i 16 e i 18 anni hanno lavorato per 12 ore a un tema a noi molto caro: come innovare la formazione dei dipendenti. Nativi digitali appartenenti alla cosiddetta “GenZ” sono stati per una giornata dei veri e propri consulenti, accompagnati da una decina di nostri dipendenti che hanno svolto l’inedito ruolo di “mentor”. È stata un’esperienza oltre che divertente, anche “chiave” che ci ha permesso di tradurre in azione uno degli obiettivi della nostra CSR: agevolare la trasformazione digitale di processi aziendali che fino a poco tempo fa erano cartacei, ascoltando i giovani e sostenendo le loro visioni innovative. Sono loro, infatti, gli artefici e i protagonisti delle evoluzioni delle aziende nei prossimi anni».

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Il vostro impegno è anche quello di “restituire” a questi giovani parte del valore che loro hanno generato per voi…

«Vero. Non è solo un’attività unidirezionale. I giovani ci aprono a nuove visioni di futuro e noi, in cambio, li aiutiamo a sviluppare competenze fondamentali per la loro vita. Dopo il primo “Innovation & Creativity Camp”, ad esempio, abbiamo lavorato a stretto contatto con il gruppo che si è aggiudicato il primo premio per la soluzione più innovativa, efficace e sostenibile. Abbiamo, infatti, costituito un team interno di manager che tutt’ora sta seguendo gli studenti dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Torino a sviluppare concretamente l’applicazione da loro ideata.

Anche la nostra partecipazione al programma “Impresa in azione” va in questa direzione. Siamo, infatti, promotori di un percorso di formazione specifica per il team vincitore di BIZ Factory, la competizione nazionale di questo programma, al fine di sostenerli e prepararli più adeguatamente alla competizione europea di JA Europe e, più in generale, sensibilizzarli verso l’essere imprenditori. Gli studenti dell’Istituto Caterina de’ Medici di Desenzano del Garda, che con il loro prodotto “CioccOlì” si sono aggiudicati il premio di Migliore Impresa JA 2016, sono stati accompagnati grazie a noi in un’esperienza intensiva di apprendimento basata su contenuti, strumenti e modalità tipiche del mondo delle startup. Una bella sfida per loro, un’importante innovazione per noi».

Cosa ti ha colpito maggiormente dei ragazzi che hai incontrato grazie a queste esperienze?

«Il contatto con i giovani genera sempre stupore e ammirazione. L’ho riscontato con gli studenti di JA ma anche durante le diverse esperienze di mentoring a cui ho partecipato, come ad esempio quelle con CoderDojo. Un progetto come “Impresa in azione”, che potrebbe essere considerato un puro esercizio educativo, ti consente di scoprire che non c’è tanta differenza tra questi studenti diciassettenni e i piccoli industriali o gli startupper innovativi. L’imprenditorialità, l’intraprendenza, l’ingegno – caratteristiche tipiche delle persone che vogliono crescere e mettersi continuamente alla prova – sono già nel DNA di noi italiani. Il nostro compito è quello di rendere questi giovani consapevoli delle loro doti e aiutarli a capire che le loro potenzialità non sono così lontane da quelle dei loro miti della Silicon Valley».

Nel 2015 JA ti ha assegnato il premio “Volontario dell’anno”. Qual è stato il tuo merito… modestia a parte?

«Non è mai facile riconoscere la bontà del proprio lavoro. E sicuramente dietro il mio c’è una squadra di persone che ha fatto sì che tutto ciò si realizzasse. Da quando ricopro anche la responsabilità della CSR in Ricoh Italia, ho sempre cercato di portare un modo diverso di impostare queste attività, qualcosa che andasse oltre il format consolidato negli anni e che avesse alcuni elementi di innovazione e di maggiore coinvolgimento.

Una novità riguarda, ad esempio, un nuovo punto di vista assunto. La sostenibilità non va vissuta solo come un processo attento all’ambiente, ma deve focalizzarsi anche sulle nuove generazioni e sulla loro capacità di pensare in digitale. Tutti coloro che lavorano nelle ICT si trovano oggi di fronte a sfide enormi – Big Data, robotica, Internet of Things… parole che, per chi è nato già digitale, possono generare nuovi significati e nuove visioni. Guardando la realtà da questa nuova angolazione, ti rendi conto che le nuove generazioni, incluse quelle che già stanno lavorando nella nostra azienda, hanno molto da dire su questi temi. È quindi fondamentale promuovere occasioni di scambio tra loro e i colleghi più senior, per conoscere meglio questo “mondo” – fatto perlopiù da nuove concezioni di vita e di uso del digitale – che sta velocemente emergendo.

Altro elemento della mia impostazione è un nuovo posizionamento del marchio aziendale, reso possibile anche dalla partecipazione alle iniziative di JA. Una delle regole di una buona strategia di CSR è la corretta comunicazione ai propri stakeholder. JA consente di ampliare questo bacino, uscendo dai contesti definiti dal proprio core business: Education, innovazione, mondo delle startup, digitale… Tutto ciò può portare a stringere legami con realtà finora impensabili oppure approfondire ulteriormente relazioni già in atto.

Una strategia sicuramente vincente per tutti gli attori coinvolti».

Fare volontariato a scuola è un’attività benefica ma che può donare dei vantaggi anche a chi vi partecipa.

«È corretto. Impegnarsi a favore delle comunità in cui le nostre sedi sono inserite è una delle strategie di Ricoh a livello globale, che sicuramente incide anche sulla reputation della nostra azienda. Ogni singolo dipendente che vi partecipa contribuisce a creare un’immagine positiva… tante gocce che formano un mare… e gli esiti di tutto ciò vengono premiati a livello di business con tanti riconoscimenti importanti, come il “FTSE4Good Index Series”, il “Dow Jones Sustainability World Indices”, ma non solo.

Tuttavia, al di là dei titoli altisonanti, ogni singolo dipendente può riscontrare dei vantaggi nel proprio quotidiano, soprattutto in termini di soft skill. Gli studenti capiscono subito se quello che stai facendo con loro ti appassiona o no: se ci credi, se ti approcci con entusiasmo, in modo semplice e diretto, allora sarai in grado di aprire un canale di comunicazione privilegiato con loro. A quel punto i ragazzi diventeranno più recettivi e capaci di apprendere da te, molto più di quanto ti puoi aspettare. È l’empatia. La capacità di essere mentor. Di trasferire il valore della tua esperienza.

È una competenza importante, un atout che completa il proprio curriculum professionale».