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Un incontro casuale durante la cena annuale dei dottori commercialisti di Bergamo con il professor Armando Persico. È iniziata così l’avventura da Dream Coach di Luca Cesaroni, 30enne bergamasco non nuovo al programma Impresa in azione di JA Italia.

«Ho incontrato per caso il Prof. Persico a una cena di dottori commercialisti e parlando abbiamo ripercorso gli anni delle scuole superiori quando ero suo studente all’IMIBerg di Bergamo. Ci è tornata subito alla mente l’esperienza vissuta con JA. Era il 2004 quando partecipai, insieme alla mia classe, alla prima edizione di Impresa in azione in Italia».

«È stata un’esperienza bellissima che ricordo con affetto e che mi ha aperto gli occhi su conoscenze e competenze nuove. Quando sono venuto a conoscenza della possibilità di potersi candidare come Dream Coach mi sono subito attivato, sia per restituire agli studenti un po’ dell’esperienza che ho maturato in questi anni di lavoro, sia per partecipare di nuovo a questa entusiasmante esperienza, mettendomi alla prova in un’altra veste».

Raccontaci cosa hai fatto in questi anni, una volta finite le scuole superiori.

«Dopo essermi diplomato in ragioneria all’IMIBerg di Bergamo ho proseguito gli studi, ero indeciso tra Architettura oppure Economia, entrambe due mie grandi passioni. Alla fine ha prevalso la scelta di continuare in ambito economico e quindi mi sono iscritto e laureato in Economia e oggi sono dottore commercialista in uno studio di Bergamo. La passione verso l’imprenditoria mi ha sempre accompagnato, svegliata dalla partecipazione al programma di JA Italia, infatti insieme ad altri soci ho costituito una startup innovativa nel settore digital e siamo in procinto di presentarci al mercato».

Quindi pensi che “Impresa in azione” abbia in qualche modo influito nelle tue scelte professionali future?

«Più che influire nelle mie scelte mi ha certamente aperto la mente dandomi competenze e stimoli e facendomi riflettere su tanti aspetti che probabilmente non avrei preso in considerazione. Soprattutto ora che mi sto cimentando nelle vesti di imprenditore sto rivivendo molte delle sensazioni che ho imparato a conoscere e gestire grazie a Impresa in azione: l’interazione con altre persone, la stesura di un business plan, la presentazione della propria idea imprenditoriale a possibili investitori, il prendere decisioni rischiose, ecc. Mi sono sentito sicuramente più “padrone” di tutti questi aspetti perché li ho già vissuti anni fa a scuola. Adesso certamente la differenza è che si fa sul serio!».

Luca tu sei il primo ex studente di Impresa in azione che fa da Dream Coach in aula. Possiamo dire, senza farti sentire troppo vecchio, che siamo finalmente arrivati alla seconda generazione di studenti JA! Che effetto ti ha fatto tornare tra i banchi della tua stessa scuola come Dream Coach JA?

«Ho un bellissimo rapporto con la mia vecchia scuola, spesso passo a salutare i miei vecchi professori. Certo è che non avrei mai pensato di tornare per vivere, da un’altra prospettiva, la stessa esperienza che ho fatto proprio tra quelle mura 13 anni prima. Mi sono tornate alla mente tutte le fasi che ci hanno portato ad ideare un prodotto a realizzarlo concretamente: StarLight, il nostro prodotto, era una luce di cortesia per i sottosella degli scooter. Abbiamo vinto tutte le fasi regionali e nazionali e siamo volati a Malta per la competizione europea. Conservo ancora con un po’ di nostalgia il badge dell’evento!».

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«Come Dream Coach è tutto diverso, ti senti molte più responsabilità. Da ragazzo non ti metti nei panni dell’adulto, in questo caso invece devi cercare uno stile di comunicazione che possa coinvolgere gli studenti e farli sentire parte di un qualcosa di più grande. Con l’aiuto del docente coordinatore gestisci un’intera classe, guidando i ragazzi nello sviluppo della propria idea imprenditoriale senza però sostituirti a loro, facendoli anche sbagliare perché solo così si cresce davvero».

Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra gli studenti JA di oggi e quelli della tua generazione?

«Ho notato differenze sostanziali da due punti di vista. Da un lato l’organizzazione del programma: quando l’ho fatto da studente era tutto cartaceo usavamo carta e penna, oggi invece è tutto fruibile online grazie a una piattaforma eLearning che ti permette inoltre di comunicare con docenti e studenti a distanza e organizzare in modo efficiente il lavoro. Differenze importanti le ho trovate anche negli stessi studenti: hanno abilità e competenze completamente diverse. Sono davvero dei nativi digitali e sono anche più veloci nell’apprendere nozioni teoriche. Anni fa era tutto più “artigianale”, adesso invece alcune delle loro presentazioni sono praticamente perfette e possono essere paragonate a pitch di startup presenti sul mercato. Insomma hanno una marcia in più!»

L’esperienza in classe ha in qualche modo arricchito le tue competenze?

«Assolutamente sì, ti porta a pensare “out of the box”, in modo diverso rispetto alla tua normale quotidianità perché hai di fronte un interlocutore diverso dal solito. Grazie a questa esperienza vedi l’impegno e la crescita di giovani ragazzi intraprendenti ma allo stesso tempo senti anche una crescita personale: nei mesi passati in classe ho migliorato le mie competenze di public speaking e cercato modi sempre nuovi per rendere interessanti argomenti a volte noiosi».

Cosa consigli agli studenti che si trovano ad approcciarsi al mondo del lavoro?

«Più che un consiglio è un augurio: trovare la propria strada. Questa esperienza aiuta molto ad aprirti la mente e orientarti verso strade diverse. Quello che consiglierei è capire cosa ti piace e dunque scegliere una strada consapevole di cosa vuoi fare e delle opportunità che si creeranno scelta una direzione piuttosto che un’altra».