Si è da poco concluso a Roma il “Demo Day”, evento finale del percorso educativo “Idee in azione per UPSHIFT” giunto alla sua terza edizione e realizzato da Junior Achievement Italia (JA) e dal Fondo Delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), rivolto a giovani italiani e stranieri in situazioni di marginalità, con lo scopo di favorire lo sviluppo di competenze imprenditoriali.

Finanziata da Hydro, la terza edizione di Idee in azione per UPSHIFT, svoltasi in modalità di didattica a distanza, ha coinvolto, grazie alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale Lazio, la rete dei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) del Ministero dell’Istruzione, dove si realizzano percorsi di istruzione di primo livello, di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana. L’obiettivo del percorso di educazione all’imprenditorialità è offrire ai partecipanti non solo conoscenze tecniche, ma anche competenze trasversali, le cosiddette skill del XXI secolo, necessarie oggi per la loro inclusione sociale e lavorativa.

Partendo dai problemi della realtà in cui vivono, i giovani hanno sviluppato idee imprenditoriali a impatto sociale che hanno un forte focus sugli aspetti di inclusione, quali facilitare il dialogo e il confronto, e contribuire al miglioramento della comunità e del territorio in cui vivono.

Nel corso dell’evento, una giuria tecnica composta da esperti del mondo dell’impresa e del terzo settore ha valutato le idee imprenditoriali elaborate durante il percorso formativo e fornito indicazioni necessarie per sviluppare ulteriormente le idee di start-up.

La Capitale ha visto l’adesione iniziale di oltre 70 giovani in 10 team ma solo le 4 squadre più motivate sono arrivate alla fine. Il gruppo “Di nuovo”, del CPIA 4, ha unito l’artigianalità alla sostenibilità, riciclando vestiti usati e in buono stato, dando loro nuova vita grazie al lavoro prezioso di alcune sarte. Il team “Simul”, del CPIA 7 Nettuno, ha ideato un’app per favorire l’alfabetizzazione digitale delle fasce più deboli, permettendo di noleggiare dispositivi digitali e frequentare minicorsi di formazione per saperli utilizzare. Anche il team “Nonni” del CPIA 4 ha pensato a un’app per dispositivi mobili che collega le persone straniere in cerca di lavoro con gli anziani che cercano un aiuto in casa. Ha puntato invece sul settore food il team “Dunia”, del CPIA 7 Pomezia, che ha progettato un marketplace di cibi etnici prelibati di non facile reperibilità in Italia.

In ogni fase di UPSHIFT i giovani hanno ricevuto il supporto e la consulenza a distanza dei volontari dell’Associazione Virgilio 2080 e dei professionisti di Opinno. Tutti e 4 i team attiveranno delle partnership con realtà aziendali locali e seguiranno dei corsi di formazione che gli consentiranno di sviluppare i loro business plan.

“I giovani partecipanti hanno dimostrato ancora una volta come il valore aggiunto di UPSHIFT stia nello sviluppo di quelle competenze del XXI secolo cruciali per affrontare le sfide che incontrano nel proprio percorso di inclusione socioeconomica in Italia. Nonostante le difficoltà delle lezioni a distanza, i giovani hanno inoltre saputo mettersi in gioco per trasformare quelle sfide in soluzioni a forte impatto sociale. E facendolo, molti hanno visto crescere la propria motivazione, auto-stima e fiducia nelle proprie abilità. Le idee condivise nel Demo Day hanno anche evidenziato come lo scambio interculturale con i giovani migranti e rifugiati contribuisca a produrre idee sempre più innovative e creative”, ha detto Anna Riatti, Coordinatore UNICEF in Italia – Ufficio Regionale per l’Europa e l’Asia Centrale.

“Trovarsi in un paese diverso da quello di origine rappresenta una sfida ma al termine del progetto di Idee in azione per UPSHIFT tutti i ragazzi hanno dichiarato di sentirsi più maturi a livello tecnico, personale e linguistico. Il percorso è risultato molto proficuo per loro, superando le loro aspettative. Questo programma ha rappresentato un’opportunità per poter svolgere un lavoro ideato da zero e in linea con le proprie aspirazioni. Gli ostacoli linguistici sono stati rilevanti, ma proprio le persone con più difficoltà in quest’area hanno affrontato il programma come una sfida aiutandosi l’un l’altro”, ha raccontato Antonio Perdichizzi, Presidente di Junior Achievement Italia.