di Silvia Boschetti, Public Affairs Officer Citi Italia

Citi GPS: “Education: back to basics” è un interessate report pubblicato di recente dal nostro team di ricerca che analizza l’importanza, il valore, le sfide – e le possibili soluzioni alle stesse – dell’educazione oggi.

Cosa ne emerge?

Partiamo dalle origini. Negli ultimi due secoli la crescita dei livelli dell’educazione è stata esponenziale: nel 1800 solo il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere mentre nel 2014 questa percentuale è salita all’85%. Questo ha generato un forte aumento del benessere economico e sociale. Secondo diverse ricerche infatti c’è una forte correlazione tra educazione e crescita economica e wellbeing sociale (miglioramento delle aspettative di vita, coesione sociale, mobilità). Negli ultimi anni, anche a causa della crisi globale, questa positiva correlazione si è assottigliata.

Sembra infatti che più alti livelli di educazione non siano più direttamente sinonimo di migliori opportunità di lavoro e reddito come lo sono stati in passato.

In realtà il tema si è fatto solo più complesso: oggi non è più sufficiente avere accesso ad un’istruzione universitaria o addirittura superiore, a fare la differenza sono la qualità e il tipo di percorso di studi e di esperienze maturate. Partendo da questo tipo di presupposti rimane la certezza che un’istruzione di alta qualità possa continuare a produrre impatti positivi per i cittadini, per i governi e per la società nel suo complesso. Diventa però centrale capire come gestire il cambiamento che sta avvenendo nel mercato dell’educazione.

Per esempio nel corso degli anni l’educazione è diventata sempre più globale: nel 2014 erano 5 milioni gli studenti che si sono spostati in altri Paesi per perfezionare i loro studi, un numero che secondo le stime dell’università di Oxford è destinato a raddoppiare entro il 2025. Questo trend ha innescato diversi meccanismi competitivi – come la necessità per le Università di fare marketing per attrarre gli studenti e per i governi di definire policy che favoriscano gli studenti provenienti dall’estero – che stanno influenzando la domanda e l’offerta di educazione a livello globale. Quello che oggi risulta evidente è che esiste un gap tra domanda ed offerta di istruzione e che quest’ultimo è destinato ad aumentare nel tempo per due ragioni principali. Da un lato non ci sono abbastanza opportunità di educazione e formazione in termini assoluti, dall’altro i costi non consentono a volte alle persone di accedere al tipo di istruzione a cui sarebbero interessati.

Fatte queste premesse ci chiediamo quali sono le sfide che l’educazione si trova ad affrontare oggi?

Possiamo classificarle in due categorie principali: organic challenge e disruptive challenge. Tra le prime rientrano i cambiamenti demografici che generano una maggiore richiesta di educazione in un contesto dove le risorse disponibili sono sempre più limitate. L’unica risposta possibile è quindi un aumento della produttività e dell’efficienza dei sistemi di istruzione che – in questo contesto di risorse stabili o in contrazione – siano in grado di continuare a garantire buoni livelli di istruzione. Altro discorso è invece quello delle disruptive challenge” legate all’automazione e all’innovazione tecnologica che stanno trasformando il mondo del lavoro. Su questo secondo fronte gli studenti devono essere preparati per avere le competenze giuste che gli permettano di accedere al mercato del lavoro.

Gli Stati Uniti con il progetto P21 Partnership for 21st Century Learning si stanno proprio muovendo in questo senso. Le istituzioni, la business community e il sistema universitario hanno individuato una serie di aree di formazione e competenze che i laureati devono avere oggi per essere competitivi nel mondo del lavoro. Alcune sono legate alle materie di studio come un’approfondita conoscenza delle lingue, dell’economia, della matematica e della loro applicazione collocazione nel contesto sociale. Altre sono invece legate alle competenze innovative (creatività, pensiero critico e capacità di problem solving), a quelle nell’ambito ICT e a quelle relative alla gestione del proprio percorso di vita personale e professionale (flessibilità, adattabilità, leadership, etc).

Il report chiude individuando possibili soluzioni alle sfide che oggi l’istruzione si trova ad affrontare.

Come rispondere alla crescente domanda di accesso all’istruzione in un contesto di risorse pubbliche in contrazione?

Innanzitutto ampliando le modalità di finanziamento e sostegno al sistema. Da una parte con un maggiore coinvolgimento e investimento da parte del settore privato e dall’altro attraverso nuove modalità di finanziamento degli studi attraverso l’utilizzo dei mercati finanziari (education bond, impact investing).

In secondo luogo utilizzando la tecnologia e le opportunità che oggi offre (corsi on line, gamification, etc) per aumentare la produttività del mondo dell’istruzione. Infine facilitando la transizione tra il mondo della scuola e quello del lavoro e cambiando l’attitudine delle persone nei confronti dell’apprendimento e dell’educazione. Oggi questo non deve più essere visto come un processo relativo alla fase dei studi ma come un processo di apprendimento continuo e costante per adeguarsi e rispondere al meglio alle richieste del mercato del lavoro.

Leggendo questo report e quello che oggi è richiesto al mondo dell’istruzione e del lavoro ho rinnovato la mia convinzione che il nostro programma “Impresa in azione” sia tra le risposte giuste per aiutare gli studenti ad essere preparati per il loro futuro professionale. Il programma contiene infatti un mix di risorse importanti: preparazione economico – finanziaria, creatività, capacità di problem solving, utilizzo di nuove tecnologie.

Per Citi questo programma che sosteniamo in 21 Paesi europei è uno dei pilastri della nuovo committment globale Pathways to Progress che punta a ridurre la disoccupazione giovanile e a creare un futuro sostenibile per i giovani.

Link al report completo