Si è tenuto lunedì 15 luglio a Roma il secondo Activate Talks, il format ideato dall’UNICEF per dare voce ai giovani e metterli a confronto con istituzioni, organizzazioni della società civile e settore privato.

Tema al centro dell’incontro le esperienze di formazione, tirocinio e start-up di impresa dei giovani – con particolare riferimento alle esperienze dei giovani migranti, rifugiati e richiedenti asilo – e la possibilità di costruire un ponte tra competenze acquisite e realizzazione personale e professionale.

In apertura sono stati presentati i risultati di un recente sondaggio sulle competenze per l’accesso al lavoro condotto su U-Report on the Move, la piattaforma digitale sperimentata dall’UNICEF per dare voce ai giovani migranti e rifugiati in Italia, a cui hanno risposto oltre 300 ragazze e ragazzi.


A condividere le loro esperienze sono stati Flavio, Saikou, Anuththara, Mercy, Alexandra ed Elizabeth, tutti tra i 19 e i 29 anni. Provenienti da Italia, Gambia, Nigeria, Romania e Perù, hanno in comune il fatto di aver partecipato a differenti progetti di alternanza scuola lavoro, formazione, avvio all’imprenditorialità.

Flavio Mancosu ha partecipato insieme alla sua classe al percorso di educazione all’imprenditorialità di JA Impresa in azione: è stata per lui un’esperienza così coinvolgente che ha deciso, al termine del programma, di prendere parte attiva alla Community Alumni JA Italia.

“Bisogna investire maggiormente nella formazione dei giovani con percorsi completi che ci aiutino a mettere in pratica quanto appreso con gli studi ma anche a valorizzare le competenze trasversali, necessarie per rispondere alle sfide di oggi e a lavorare in società più inclusive” è intervenuto Flavio.

L’incontro è stato moderato da Chris Richmond Nzi, co-founder di Mygrants, la prima app basata sul micro-learning sviluppata appositamente per identificare i talenti dei ragazzi migranti e supportarli nel trovare il percorso professionale più adatto in base agli interessi, le abilità e le competenze di ciascuno.

Dai giovani partecipanti sono state evidenziate alcune esigenze: una maggiore attenzione dei percorsi formativi alle competenze tecniche ma anche alle competenze trasversali; la valorizzazione dell’approccio tra pari per far sì che i percorsi formativi diventino anche percorsi di inclusione; la necessità di non escludere le aree periferiche da questi processi, garantendo il supporto tecnico ed economico necessario per valorizzare il tessuto sociale e culturale di queste aree.

Alle testimonianze dei ragazzi ha fatto seguito l’intervento di Tatiana Esposito, a capo della Direzione Generale Immigrazione e Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha sintetizzato le istanze e le raccomandazioni dei giovani partecipanti.

«Ogni percorso di formazione, formale e non formale, è utile alla crescita personale e professionale» ha concluso Anna Riatti, Coordinatrice UNICEF per il programma a favore di bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia, «Ma l’esperienza insegna che i percorsi a 360 gradi, che integrano le competenze tecnico-professionali con quelle volte a facilitare fiducia, consapevolezza delle proprie aspirazioni, team-building, senso di appartenenza, danno i risultati migliori. Allo stesso tempo è importante riflettere sulla necessità di un accompagnamento continuativo verso l’autonomia e indipendenza, dalla formazione alla fase di sviluppo dell’idea imprenditoriale, partendo dalle aspirazioni personali, valorizzando la spinta offerta dal settore privato e valutando meglio il rapporto domanda/offerta nella scelta dei percorsi formativi, affinché una reale inclusione lavorativa sia possibile»

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