«L’Università di Kaunas, in Lituania, è un esempio straordinario di come vorrei che fosse la scuola in Italia. Due vocazioni diverse, una scientifica e l’altra economica, strettamente interconnesse tra loro. Studenti che lavorano insieme, inventano, registrano brevetti, avviano startup. Due facoltà valorizzate da un’architettura d’avanguardia ricca di significati: due edifici contrastanti, uno bianco e uno nero, divisi ma interconnessi. Ho conosciuto questa fantastica realtà alla fiera internazionale di Junior Achievement a cui ho partecipato con i miei studenti e la loro mini-impresa. Inutile dire che ne sono rimasto folgorato. Non avevo mai visto una simile sinergia». Ce lo racconta Cosimo Giovine, docente di Gestione progetto e organizzazione d’impresa presso l’ITIS Jannuzzi di Andria.
«La partecipazione a Impresa in azione e il viaggio a un evento internazionale di JA sono considerati una tradizione per gli studenti che ogni anno frequentano il mio corso. È una molla che funziona sempre, anche per i ragazzi più impenetrabili, li entusiasma e facilita nella definizione degli obiettivi di apprendimento e nel loro raggiungimento».
«Ho la fortuna di lavorare in un Istituto Superiore d’eccellenza. Il primo nel Sud Italia, secondo Eduscopio della Fondazione Agnelli. La mia scuola raccoglie studenti da tutto il bacino della provincia di Barletta-Andria-Trani. Studenti che, ogni giorno, percorrono lunghe distanze, subendo i disagi tipici del trasporto pubblico, perché credono che i nostri insegnamenti possano dare loro delle chance importanti per il futuro.
Lo scambio culturale e umano che ne scaturisce è vivace e motivante.
I nostri sono ragazzi consapevoli che l’Information Technology possa contribuire non solo alla loro carriera ma, in generale, allo sviluppo economico locale, ancora perlopiù agricolo ma nel pieno di un processo di modernizzazione. Purtroppo, però, restiamo ancora una delle regioni più periferiche d’Italia. Ecco perché, nella mia missione d’insegnante, uno dei punti fermi è il fatto di portarli all’estero in contesti ad elevato livello formativo come quelli organizzati da JA».
Dal 2012 docente coordinatore di Impresa in azione, Cosimo è un esempio di come è possibile adattare con flessibilità questa proposta didattica agli stili, ai contesti e alle classi di riferimento. Raggiungendo picchi di qualità.
«JA, che ho conosciuto diversi anni fa grazie al passaparola con alcuni colleghi, mi ha offerto l’opportunità di aggiungere un punto di forza alla mia proposta didattica: insegnando gestione d’impresa in un corso di informatici, perlopiù maschile, avevo bisogno di un progetto concreto che li stimolasse a dare il massimo. Un percorso di educazione imprenditoriale come Impresa in azione fa emergere entusiasmi e offre risultati visibili, nonostante non dia voti.
Con la mia ultima quinta abbiamo addirittura costituito una startup e ora stiamo lavorando al brevetto».
Cosimo è stato premiato a giugno, nel corso di BIZ Factory, come JA Teacher of the Year, con una candidatura presentata a sua sorpresa dai suoi stessi studenti. «Il fatto che i ragazzi mi vedano come un tramite per lanciarsi verso nuove sfide, come un’opportunità, uno strumento, mi riempie d’orgoglio. È bello poter rispondere alle loro aspettative quando, arrivati all’ultimo anno, sanno che con me parteciperanno a Impresa in azione».
Un docente che considera l’insegnamento una vera e propria missione. «Pongo un elevato valore al contatto umano. Alcuni studenti qualche anno fa mi fecero un complimento enorme dicendomi “Prof, lei è uno di noi!”. Io sono uno che accorcia le distanze, parlo di tutto, cerco dei valori in quello che vedo e faccio in modo di trasmetterli a loro. Nel mio rapporto con i ragazzi ci sono poche regole (più ne dai e più è difficile farle rispettare!)… poche ma ferree. Mi diverto a stupirli, cerco sempre di cambiare approccio, a volte li tratto da adulti, altre da figli. La chiave per il successo nella mia professione è la passione! A quel punto i contenuti vengono da sé, è facile veicolarli quando hai creato una relazione di fiducia, in classe e fuori».
«La soddisfazione più grande è cogliere i risultati del proprio lavoro anche a distanza di anni. Con i miei studenti non rompo i rapporti, anzi, continuiamo a coltivarli negli anni successivi ed è una gioia vederli diventare adulti».