Girls In STEM è il premio promosso, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, da Junior Achievement Italia, Fondazione Coca-Cola HBC Italia e Coca-Cola HBC Italia dedicato alle giovani studentesse JA e nato dall’esigenza di accorciare la distanza tra il mondo scolastico e il mercato del lavoro in ambito scientifico-tecnologico.
In particolare, il premio è dedicato alle ragazze che, nel corso dell’anno scolastico e attraverso la partecipazione al programma Impresa in azione, si sono distinte per abilità di leadership, hanno dimostrato interesse per le materie STEM e hanno allenato e applicato questa passione e queste competenze nell’ambito dell’attività della mini-impresa.

Perché sono così importanti queste competenze? La rivoluzione tecnologica a cui stiamo assistendo sta trasformando i modelli socio organizzativi ed economici e sta creando una sorta di fragilità nei lavoratori, tra competenze che diventano obsolete, skills nuove che si devono acquisire e cambiamenti esterni che bisogna fronteggiare.
In questo contesto si diffonde l’idea che l’empowerement sia uno strumento utile a promuovere nelle persone delle competenze trasversali ritenute fondamentali e centrali per potersi muovere agevolmente nelle organizzazioni che cambiano nei nostri tempi.
Un esempio può essere il tele-lavoro che abbiamo sperimentato quasi tutti nell’ultimo anno e che ha richiesto alle organizzazioni di adattarsi e di innovare modelli sociali e modelli organizzativi, ponendo al centro la persona come soggetto attivo, consapevole e protagonista del proprio percorso di crescita personale ma anche di apprendimento. Queste competenze non sono strettamente legate ad un ambito tecnico o umanistico ma possono permettere alle ragazze, in questo caso, di essere consapevoli membri attivi e leader in organizzazioni e ambienti moderni iper-connessi, tecnologici e digitali.

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Vorremmo quindi raccontare questo premio tramite la testimonianza diretta della professoressa Tiziana Tibalt, docente di economia aziendale presso l’Istituto Tecnico Zanon di Udine, che ha candidato la sua studentessa Nicole Maniassi e le ha permesso di capitalizzare al meglio l’esperienza diretta di Impresa in azione, di vincere il premio e di intraprendere un percorso più consapevole verso il suo futuro.

Quando è venuta a sapere del premio, come ha interpretato questa possibilità e che occasione pensava di offrire a Nicole?
In generale sono molto aperta a tutte le proposte che possano essere uno stimolo per la crescita personale dei miei studenti.
Quando siamo arrivati a Milano nel 2019 alla competizione nazionale di Impresa in azione, e ci è stata offerta questa possibilità, ho immediatamente consigliato alle mie studentesse di partecipare. In realtà, ho cercato di coinvolgere un po’ tutte le studentesse, anche se era chiaro che solo chi avesse dimostrato passione e attitudine verso le competenze STEM si sarebbe proposta in via autonoma. Io ho aperto a tutti la possibilità di candidarsi, ma poi Nicole l’ha colta al volo.
Girls in STEM le ha permesso di visitare lo stabilimento di Coca-Cola a Bruxelles, confrontarsi con manager di rilievo e quindi era indiscutibile l’esperienza di confronto e di crescita personale che avrebbe avuto.

Il ruolo di Nicole nella mini-impresa, il modo in cui lei lo stava esercitando, ha avuto un’influenza nel proporre la sua candidatura?
Sicuramente sì. Nicole era l’Amministratore Delegato della mini-impresa e fin da subito aveva assunto questo ruolo con grande impegno e grande senso di responsabilità. È sempre riuscita con fermezza, dolcezza (perché è tipico di Nicole) e anche diplomazia a raggiungere tutti i risultati che si era prefissa.
Quindi, aldilà di quello che era l’acronimo STEM che, inizialmente anche a Nicole, sembrava strano e distante da quello che è un istituto tecnico-economico, ho supportato la sua candidatura perché pensavo avesse tutte le caratteristiche per potersi proporre.

Quindi nella scelta delle studentesse da candidare al premio, hanno avuto un’influenza anche le attitudini personali delle ragazze.
Sì. Nicole non solo si era aperta ma aveva assunto il ruolo di Amministratore Delegato della mini-impresa in modo serio, consapevole e coinvolto. Era una sua caratteristica partecipare anche ad altre attività scolastiche sempre con il massimo impegno. Penso che questa sia una dote personale che va immediatamente vista da un docente anche per far fiorire ancora di più gli studenti.

Come crede che l’esperienza della mini-impresa abbia permesso a Nicole di sfruttare questa opportunità e quindi di vincere il premio?
Diciamo che siamo arrivati a Milano non solo perché l’idea innovativa era piaciuta ma anche per la sua capacità di presentare l’idea alla giuria. Quindi, aver fatto questa esperienza ha dato loro maggiore sicurezza anche nel presentare ad una giuria di esperti quella che era la loro idea con convinzione e con passione. Quello che ha vissuto Nicole all’interno della mini-impresa ha fatto maturare ancora di più in lei questo senso di impegno personale di conquistarsi il futuro.

Ha dei consigli da dare ai docenti che, nelle prossime settimane, promuoveranno il premio all’interno delle classi.
Il mio consiglio è che se i miei colleghi hanno studentesse che dimostrano di avere carattere, grinta e di avere passione per quello che fanno, indipendentemente da che cosa gli si propone, allora è giusto dedicare tempo a queste studentesse, supportarle nelle loro decisioni e dare loro coraggio. Come dico sempre ai miei studenti, i treni passano e noi dobbiamo saper salirci perché una volta passati non ci si può salire più. Mal che vada ci abbiamo provato.